sabato 4 giugno 2016

Undici

- ...ah sì..., me li ricordo quando ballavano “Boom Boom” come due pazzi cronici, malati del blues in quel locale… JAIME! - urlò stupita Sol, e col cuore in gola.

Sudore intorno agli occhi. Lo avvertiva di nuovo, come se fosse provocato dalla maschera veneziana che lui aveva letteralmente adorato la notte prima.

Era apparso. Dalla piccola vetrata sulla porta l’aveva visto passare come un essere indifferente e inconsapevole del fatto che all’interno di quella camera si trovava proprio lei, la sua cara amica (o la sua femme fatale?).
- Come mai non si è fermato? Forse non sa che io sono qua. Magari è in questo ospedale per altro... ma sì. Io sono solo l’ombra di mia sorella. Una lurida mocciosetta. Mi sono stancata di tutto questo: forse devo solo farla… finita - pensò Loredana ansiosamente.
- Che cosa hai appena strillato? Je t’aimais, tu m’aimais. Qu’est-ce que tu as dis, mon trésor? - disse la psicologa francese, impaziente del suo racconto.
- Niente. Io non ti amo e non amo nessuno. Sono solo un’altra misera mattonella nel muro che tutti voi maiali mi avete costruito intorno. Una formica che vaga in questo mondo di stortura e d’artificio in cui la mia dannata madre mi ha sputato - disse Sol. 
E cadde addormentata. Troppo sforzo aveva fatto: era ancora troppo debole.

La pazza criminologa era ormai esausta di questo caso enigmatico. Si alzò dalla sedia, fuori di sé. Purtroppo, doveva aspettarsela una reazione del genere. La barista si risvegliava da uno shock gravissimo e dalle cose più orribili della sua vita, che per giunta le erano capitate solo in pochi giorni.

Ma la donna non sapeva che ormai era troppo tardi. Ignorava che le potesse accadere qualcosa di brutto. Ella era sempre stata talmente sicura di sé e della sua professione... lei: così folle ed intelligente. SBAGLIAVA. Troppa gente vanitosa affollava quel mondo tempestoso. Qualcuno bisognava pur eliminare. Ecco. Lei... era di troppo. Stupida ficcanaso.
Accese la luce accecante del bagno dei degenti, il quale comunicava anche con l’altra stanza d’ospedale. Andò verso il lavandino. Si lavò le mani, e poi le alzò per lavarsi la faccia. Le fece scorrere sul suo fine viso e, aprendo i suoi occhi brucianti di confusione, vide, scritto sullo specchio davanti, ciò che ormai era troppo tardi impedire:

“Donna avvisata, morte assicurata”

Terrore. Buio. Caldo. Salto. Lampo. Corpo tagliato.

Sol si risvegliò liberandosi da quell’ombra che l’aveva inseguita la notte nei suoi sogni. Ora la sua vescica pretendeva disperata d’essere svuotata. Iniziò perciò a dirigersi verso il luogo del delitto.
Improvvisamente, la porta della sua stanza venne sbattuta violentemente:
- Non aprire quella porta, Sol...per favore non farlo...non aprire la porta del bagno, Loredana Carré! -
- Jaime, p-pensavo che tu...n-non fossi qui p-per... ah, lasciamo stare! Finalmente ti sei fatto vedere. Non sai cosa ho passato in queste ultime ore senza te. Ora mi sento meglio, fortunatamente. La signorina Clothilde ti farà sicuramente il terzo grado su ogni minimo particolare. A proposito, dove è finita quella perfettina di psicologa francesina? ohm ohm ohm, baguette Tour Eiffel, je suis française et la reine du monde entière... - ironizzò la ragazza, quando quasi stava per sfiorare la maniglia del bagno.
Ma lui non aveva né tempo né voglia di ascoltare le sue stupidaggini da ragazzina prepotente.
- Non-aprire-quella-fottuta-porta! - ripeté, guardandola con occhi penetranti ed inquietanti. Sguardo del genere mai aveva fatto capolinea sui suoi occhi celesti.
- M-ma Jaime, perché m-mi guardi così? M-mi fai paura. Ti prego, non essere arrabbiato con m-me. Per oggi, ho già fatto camminare abbastanza la signora Clothilde sul lato oscuro di Sol Carré! -
- Siediti sul letto. Stai calma. Non faccio niente…MA TU... -
- C-cosa? Ma io, cosa? N-no Jaime, tu mi nascondi qualcosa. Quella sera i tuoi occhi me lo stavano raccontando. Le tue pupille emanavano paura. Terrore. Sgomento. Tu tremavi. C’era qualcosa di surreale che tuttora noto nel tuo comportamento. Ma no, ovviamente, tu non puoi aver ucciso nessuno! Come si spiegherebbe la tua freddezza quando chiamasti los carabineros? Ah! E poi inviasti tu a Joemi per posta quel biglietto con il numero di telefono di Pablo, per farglielo incontrare dopo che si era separata da Arturo? Tu le volevi bene, lo so, e mi rassicuravi sempre, dicendomi che a Francoforte, da papà, tutto si svolgeva per il migliore dei modi. Tutte queste cose erano sincere, giusto? Non è vero, eh? Mio piccolo, non è vero? -


Nessun commento:

Posta un commento