sabato 4 giugno 2016

Dieci


Fortunatamente l'ambulanza arrivò nel giro di pochi minuti. I paramedici spostarono su una barella il corpo sanguinante della ragazza e Clothilde con altri due poliziotti seguirono la vettura fino all'ospedale Llobregat di Barcellona.
Sol, o meglio Loredana, presentava un'emorragia interna e finì anche in coma. Clothilde non la lasciò sola un minuto, nonostante alcuni suoi colleghi si fossero proposti di darle il cambio.
Dopo quasi una settimana passata in stato vegetativo, la ragazza iniziò a rifiutare il respiratore, cominciando prima a muovere le dita delle mani e poi ad avere come degli spasmi. Clothilde corse fuori dalla stanza e cercò per tutto il reparto il primario, affinché provvedesse a staccarla dalla macchina respiratoria.
Il primario chiamò a sé alcuni medici ed insieme entrarono nella stanza della ragazza, mentre la criminologa era costretta a rimanere nel corridoio. Chiamò quindi i suoi colleghi per dar loro la bella notizia.
Una mezz’ora più tardi, si presentò inaspettatamente davanti a lei l'ispettore Hernandez, pronto ad assillare di domande Sol il prima possibile. 
- La lasci stare per un po', avrà sicuramente bisogno di riposarsi prima di rivivere tutto questo! -, lo rimproverò in tono cagnesco Clothilde. 
- Ma lei non capisce... Sol probabilmente ha visto chi ha provato ad ucciderla e lo conoscerà di sicuro! Dobbiamo sapere chi sia quanto prima, così potremo metterlo dietro le sbarre! - protestò l'uomo che, per quanto fosse un brillante ispettore, era testardo come pochi in tutta la città. Infatti, offeso, aggiunse: - Tipico di voi francesi: tendete a procrastinare tutto! -
A quel punto, la donna perse la pazienza: 
- Voi spagnoli invece non capite niente, non avete il minimo tatto! -
- Non osi mai più a dire una cosa del genere, noi siamo catalani, non spagnoli. Ma è vero, che cosa ci capite voi francesi, che studiate solo la storia del vostro paese? -
Tra i due scoppiò così un'animata lite sui più assurdi stereotipi francesi e spagnoli, tanto che non si accorsero che esattamente di fronte a loro si trovava il primario che li squadrava. 
- Una volta finita la guerra agli stereotipi, vorrei comunicarvi che Sol Carré sta bene -.
L'ispettore e la criminologa avrebbero voluto correggere il medico dicendogli che in verità la ragazza si chiamava Loredana Carrè, ma non era poi così importante in quel momento.
- In questi giorni è bene che non subisca pressioni di alcun tipo, sebbene sappiamo in cosa è stata coinvolta. Potrebbe andare in uno stato di shock ed avere delle crisi respiratorie... In più, dovrà rimanere ricoverata almeno altre sei settimane. E' stata davvero fortunata, sapete? Con la ferita che aveva riportato avrebbe potuto morire -.
Il primario si congedò e lasciò i due soli, che si guardarono in silenzio per qualche secondo. 
- Entra tu, sei evidentemente più portata di me a gestire queste situazioni! - concluse Hernandez, con grande compiacimento di Clothilde.
La criminologa entrò lentamente nella stanza, sfoggiando il più caldo dei suoi sorrisi. 
- Ciao Sol... volevo dire Loredana! -
- Arturo Montalti - disse semplicemente la ragazza guardando nel vuoto.
- C-come, scusa? - domandò perplessa la donna.
- Arturo Montalti mi ha aggredita... lo riconoscerei ovunque!-
Clothilde cercò nella sua borsa arancione il piccolo registratore che si portava sempre dietro e lo accese, facendo in modo che Sol non lo vedesse.
- Ti va di parlarmi di quest'uomo? - le chiese dolcemente, e la ragazza le fece un cenno di sì con la testa.
- L-lui era il fidanzato di mia sorella... -.

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