martedì 3 maggio 2016

Nove

Sol guardava le sue mani tremare sotto il tavolo, mentre la psicologa psicopatica la interrogava per la seconda volta. 
- Sol, - disse Clothilde, appoggiando i gomiti davanti alla ragazza, - chi è Joemi Carré? -.
Per l’ennesima volta Sol esitò a rispondere, ma ora la criminologa perse la pazienza:
- Joemi Carré era la tua sorella gemella. Tu l’hai uccisa: magari perché ti vergognavi del suo lavoro? O forse perché pensavi di fare un favore al mondo, a uccidere una ladra tossico dipendente? Dimmelo tu, Sol, perché hai ucciso tua sorella come una bestia senza anima? -
Le dita prima tremolanti della ragazza adesso erano paralizzate, i suoi occhi erano offuscati dalle lacrime e la sua mente cercava di capire come uscire dalla situazione. Alla fine, cedette e cominciò a piangere.
– Non ho fatto niente di male - si difese singhiozzando.
- Allora spiegami perché tua sorella è stata trovata morta vicino al tuo bar? -
- Non lo so. Io non ho fatto niente di male. - Ella ripeté. 
- Dis-moi la verité, perché hai cambiato il tuo nome da Loredana in Sol? -
Sol si alzò e batté le mani sulla porta per chiedere aiuto. Ma i due agenti la presero e la rimisero a sedere. 
– Lasciatemi stare! - esclamò.
La criminologa, invece, la prese per il mento e le ordinò di dire la verità. 
- E’ così: Loredana Carré è il mio vero nome. Io decisi di chiamarmi Sol perché Loredana era il nome di mia nonna: era lei che badava a me e mia sorella. Era una donna elegante e dolce, e ci insegnava sempre a non essere materialiste, ma ciò che contava veramente, cioè buone e rispettose. Mia nonna era affettuosa con le sue nipoti, ma non altrettanto con la nuora: lei e mia madre non andavano mai d’accordo, perché lei accusava mia madre di essere una cacciatrice di dote e di non amare veramente mio padre. -
Sol chiuse allora gli occhi; invece Clothilde prendeva nota di ogni singola parola. 
- Quando mia nonna morì, lasciò tutto alla nostra famiglia, ma mia madre rifiutò di accettare l’eredità e anzi, abbandonò me e mia sorella. L’unica cosa che seppe dirci mio padre fu “un giorno tornerà.” -
Sol piangeva forte, pensando che la madre non era mai tornata e che non avrebbe mai più potuto rivedere Joemi. 
- Calmati! - disse la psicologa - Perché, ma belle Sol, eri diretta a Francoforte? -
La povera ragazza si era intanto tranquillizzata, ed adesso era convinta di poter sistemare tutto se diceva tutta la verità:
– Mio padre abita a Francoforte. Anche se non si è mai interessato tanto a noi, magari potrebbe aiutarmi.-
- In che modo, Sol? -
- Non lo so. So solo che io non ho ucciso mia sorella: anzi, non sapevo nemmeno che si trovasse in Spagna. Volevo solo capire che cosa era accaduto quando me ne sono andata da casa. -
- Da casa... Intendi da Francoforte? - chiese la criminologa interessata, e già pronta a prenotare un biglietto per Francoforte per risolvere il mistero. 
- No. - 
La criminologa alzò gli occhi per guardare Sol e corresse:
- Dall’Italia? -
La ragazza annuì e specificò: - Sì, da Bologna. Prima della morte della nonna, la mia famiglia viveva a Bologna. -
La criminologa sorrise quando udì queste nuove informazioni. Poi si alzò dalla sedia e disse ad uno degli agenti di prenotare dei biglietti d’aereo per Bologna, e anche lei uscì dalla sala per cercare informazioni sulla famiglia Carré di Bologna.

Ma proprio quando stava per tornare dove aveva lasciato la ragazza, sentì un urlo che le penetrò le orecchie come la lama d’un coltello affilatissimo.
Clothilde e gli agenti della polizia entrarono dunque correndo nella stanza, e videro Sol per terra, coperta dal proprio sangue. Il manico d’un coltello era ancora tra le dita della ragazza, ma le finestre della sala erano spalancate ed accanto al corpo c’era un foglio spiegazzato.
Clothilde fece chiamare l’ambulanza, mentre leggeva la lettera anonima: “Non cercate oltre se non volete altri cadaveri.”

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