mercoledì 30 marzo 2016

Otto

Sol, o meglio Loredana, se ne stava seduta su una panchina di ferro dell’aeroporto, in attesa che cominciassero ad imbarcare i passeggeri per il volo diretto a Francoforte. Aveva sempre odiato il suo vero nome, lo detestava con tutta sé stessa. D’altronde, lo aveva scelto sua madre, quella donna senza cuore che aveva abbandonato lei e la sorella a soli tre anni. Loredana non era mai riuscita a perdonarla, mentre Joemi, lei era troppo buona. Ed era sempre stata lei la preferita del padre: a lei veniva fatto prima ogni regalo e a lei erano rivolte tutte le attenzioni .
Quando la madre se n’era andata di casa, Joemi era stata male, aveva pianto a lungo e ininterrottamente e aveva continuato a soffrire per mesi. Ma poi, incapace di cattivi sentimenti, l’aveva perdonata, anzi, aveva pensato che magari aveva le sue buone ragioni.
Loredana, invece, aveva promesso a sé stessa che mai e poi mai sarebbe tornata sui suoi passi.
Ora batteva i piedi ritmicamente sul pavimento, tormentata da un senso di ansia che ogni secondo si faceva sempre più forte.
Ad un tratto, il telefono che teneva tra le mani prese a squillare freneticamente. Cercò di decifrare il numero, ma per sua sfortuna non lo conosceva.
- Pronto? - rispose con un filo di voce.
- Mademoiselle Sol? - chiese una voce squillante di donna dall’altra parte. Lei la riconobbe subito, era l’unica persona con cui non avrebbe voluto parlare al telefono. Sapeva benissimo che Clothilde sarebbe presto stata in grado di scoprire dettagli piuttosto inquietanti sulla sua vita personale. Glielo aveva letto negli occhi.
- S-sì - balbettò lei.
- Abbiamo bisogno di chiarire alcuni dettagli riguardo l’omicidio di questa mattina. Dove si trova in questo momento? - chiese quella con indomabile accento francese.
- Ecco...io… - la voce le tremava, nessun suono riusciva ad uscire dalla sua bocca. Chiuse la chiamata, pensando di cavarsela con poco.
Ma al commissariato Clothilde, che in testa aveva già chiaro il suo piano, aveva fatto rintracciare il numero di Loredana da un agente, proprio durante il corso di quella breve telefonata. Ed ora era più che mai decisa a trascinarla in commissariato prima che riuscisse a scappare chissà dove.
Perciò, come un fulmine, attraversò l’ufficio indicando due agenti scelti ad intuito.
- Avec moi! - disse, ed i due la seguirono senza fare domande.
- Non riuscirà a scappare! - annunciò mentre si precipitavano fuori, diretti alla macchina della polizia. Spalancò la portiera accomodandosi al posto di guida, mentre gli altri due si sedevano uno affianco a lei e uno di dietro.
- Arriviamo, ma belle! - esclamò poi in tono solenne, mentre sfrecciava a velocità incalcolabile verso l’aeroporto.

Sol aveva le idee piuttosto confuse. Non sapeva cosa ne sarebbe stato di lei una volta arrivata a Francoforte. Continuava a rigirarsi il cellulare tra le mani, incapace di restare calma. Poi una voce all’altoparlante la rasserenò.
- I passegeri del volo K1499, diretto a Francoforte, sono pregati di presentarsi al gate numero 6 per l’imbarco.
Soddisfatta, afferrò la borsa e cominciò ad incamminarsi verso il sesto gate, sentendo ad ogni singolo passo di essere sempre più vicina alla salvezza.

Clothilde parcheggiò senza troppa attenzione: la sua guida selvaggia li aveva fatti arrivare a destinazione prima del previsto. Schizzò fuori dall’auto correndo verso l’entrata dell’aeroporto, seguita dai due agenti. Si fece strada tra la folla esibendo il distintivo a chiunque accennava ad opporsi a lasciarla passare e corse verso il bancone del check-in. Superò tutta la fila e si rivolse con molta disinvoltura alla ragazza bionda in divisa.
- Signora, la prego di rispettare la fila! -
- Non ho tempo per queste sciocchezze, sono della polizia e ho bisogno di sapere se una ragazza di nome Sol Carré ha acquistato un biglietto aereo e qual è la destinazione -.
La biondina mise in azione il computer senza esitare e dopo un paio di clic sbottò:
- La signorina Sol Carré si sta imbarcando in questo momento al gate numero 6, sul volo diretto a... Francoforte -.
- Trovata! - esclamò soddisfatta Clothilde, e senza nemmeno ringraziare prese a correre forsennatamente verso gli imbarchi.

Sol aspettava che aprissero le porte per l’imbarco e ormai il cuore le stava letteralmente sfondando il petto.
- Ancora qualche minuto e ci siamo signori -, annunciò l’addetto all’apertura delle porte.
- Ferma là, non un altro passo! - esclamò una voce terribilmente familiare.
Sol si girò di scatto e si sentì morire.
- Io non… - non ebbe il tempo di terminare la frase per voltarsi e fuggire che Clothilde le era già addosso e le aveva infilato le manette ai polsi.
- Maintenant vous verrez avec nous mademoiselle. Ci devi alcune spiegazioni, mon petit trésor -.

giovedì 10 marzo 2016

Sette

Ancora turbata e stravolta dalla violenta chiacchierata, Sol cercava in tutti i modi di calmarsi e convincersi del fatto che le parole della pazza psicologa fossero bazzecole per incastrarla. Ma Sol lo sapeva di essere innocente, sapeva di non essere direttamente coinvolta nella vicenda e sapeva che nulla poteva essere utilizzato contro di lei. Non avevano prove! Non avevano in mano nulla! 
"Stai calma Sol, tranquillizzati, non è successo niente, sono solo dei poliziotti che cercano di fare il loro fastidioso lavoro! Tu non c'entri niente, non conosci quella maledetta ragazza! Tu sei innocente! Tu sei una brava ragazza, una povera vittima di cui nessuno vuole prendersi cura!" continuava a sussurrare tra sé e sé Sol con voce tremolante ed insicura...
Le venne improvvisamente un'idea folle, forse giustificata dal panico del momento, dalla situazione paradossale in cui si trovava. Raccolse la sua borsa freneticamente, si sistemò i capelli, indossò il suo cappottino di cachemire nero lungo fino alle ginocchia, chiuse il bar e si diresse con passo veloce verso il suo piccolo appartamento al quarto piano. Tirò fuori dallo sgabuzzino una valigetta dentro alla quale mise le prime cose che le capitarono fra le mani: i vecchi jeans strappati che non aveva ancora messo a lavare, un golfino beige con la scritta "New York City", un reggiseno appeso alla sedia, la sua canotta preferita che aveva comprato durante una vacanza in Grecia nel 2012 e tre paia di calzini di colori diversi. Richiuse a fatica la valigia, spense gas e luce e si precipitò giù dalle scale, che le sembrarono più ripide del solito. 
- Un taxi in via dei Conquistatori 76. Faccia più in fretta che può per favore, sto per perdere un aereo. -
Arrivata in aeroporto, Sol esitò parecchio prima di compiere un simile gesto folle, ma non le restava altro da fare: questa storia la stava distruggendo.
- Un biglietto per il primo aereo che va lontano da qui, la prego. -
- C'é un aereo fra mezz'ora per Francoforte. Le potrebbe interessare? -
- Certo, va benissimo! Ecco a lei i documenti... -
Passati controlli Sol poteva finalmente rilassarsi senza essere turbata da nessuno.Si sedette su una comoda panchina, si guardò intorno per qualche istante, aprì la borsa per controllare di avere tutto, poi esaminò il portafoglio... Rimise dentro i documenti che le erano serviti per comprare il biglietto, ma si accorse che c'era qualcosa di strano, mancava qualcosa... I soldi c'erano, la carta d'identità anche, le sue tessere colorate sembravano esserci tutte: quella del supermercato sotto casa, quella della palestra, quella del bar... Ma la tessera sanitaria? Dov'era?
Sul momento non si fece troppe domande, voleva staccare e dimenticarsi di tutto per un po': "L'avrò lasciata a casa da qualche parte, pazienza: tanto a che mi serve in Germania una stupida tessera?", pensò Sol.

"Cara "Sol" o forse farei meglio a chiamarti con il tuo vero nome, "Loredana", hai voluto la bicicletta? E ora ti tocca pedalare, mon trésor..." si disse la psicologa-detective ficcanaso passando dalla porta del commissariato. 

- Vi porto buone notizie, colleghi! Potete smetterla di far finta di lavorare e buttare il vostro schifoso caffè della macchinetta nel cestino: ora si inizia seriamente ad indagare. Seguitemi nel mio ufficio! - esultò con tono trionfante la donna.
Accese il computer con un gesto veloce e deciso. Era sicura di scoprire qualcosa di sconvolgente.
- Eeet voilà!! - esclamò infatti Clothilde. - Venite a vedere qui, cari i miei poliziotti! -
Si trovò mezzo commissariato intorno, con le bocche spalancate e il viso gelato dallo shock. 
- La nostra cara 'Sol', non è affatto 'Sol' come dice di essere, ma si chiama Loredana Carré. La sua fedina penale non è del tutto pulita. Presenta anzi vari reati, come aggressione ad agente pubblico, qualche piccolo furto qua e là e detenzione di droghe leggere in casa. E... attention attention, mes collègues! Segni particolari: sorella gemella: Joemi Carré. 
Direi quindi che è ora di contattare mademoiselle Loredana per qualche spiegazione in più: voi che ne dite? - 
Senza nemmeno aspettare la risposta dei colleghi, Clothilde afferrò il cellulare:
- E dai, rispondi bella, rispondi...! -